il linfedema
Che cosa si intende per linfedema?
Il linfedema è una patologia cronica a carico del sistema linfatico e determinata dal ristagno di liquidi a livello periferico.
Come si manifesta il linfedema?
Notiamo un gonfiore iniziale, a livello di digitopressione si osserva che c’è un trattenimento della pressione, vediamo che rimane l’importa sulla parte interessata, chiamata fovea, una fossetta più o meno profonda che si forma premendo per 2-3 secondi la punta di un dito sulla pelle. Notiamo anche una cute è molto tesa, pelle traslucida e secchezza.
Quindi la diagnosi del linfedema avviene solo per osservazione?
Questo è un po’ un tasto dolente perché c’è poca cultura e conoscenza. Ci sono sicuramente dei segni d’allarme che il medico competente può individuare, ma poi la diagnosi la si rileva grazie a strumenti diagnostici, come la risonanza magnetica o linfoscintigrafia.
Si tratta di una patologia di interesse ortopedico o circolatorio?
La domanda è interessante, certo che, se dovessimo avvertire la necessità di uno specialista, la figura da interpellare sarebbe il linfologo, in realtà il linfedema coinvolge più professioni mediche. Il linfologo è sicuramente il più indicato, ma anche fisiatri, ortopedici ma anche oncologi, perché è una patologia che può essere legata a questo tipo di problematiche, ma anche il chirurgo vascolare può essere coinvolto.
Perché si sviluppa il linfedema?
Essenzialmente ci sono due dinamiche, si parla di linfedema primitivo e linfedema secondario. Primitivo quando il soggetto sviluppa un linfedema nel corso della vita, senza cause apparenti, come può succedere per tante altre patologie; oppure, le dinamiche più frequenti che noi tecnici ortopedici ci troviamo ad affrontare sono chiamati linfedemi secondari e sono causati da altri eventi. Quelli più ricorrenti sono di tipo oncologico, spesso in seguito a un’interruzione del sistema linfatico.
Quando interviene il tecnico ortopedico?
Come in tante altre dinamiche il tecnico ortopedico lavora in equipe multidisciplinare. Esistono una serie di figure, partendo dal medico, arrivando a tutti i professionisti sanitari coinvolti, in primis il fisioterapista. Il fisioterapista ha un primo approccio con il paziente praticando terapie manuali atte a drenare la linfa; infatti, si parla di linfodrenaggio. Il tecnico ortopedico interviene in seconda battuta, per stabilizzare un arto che è stato trattato.
Come si cura il linfedema?
Come detto, il primo soggetto è il fisioterapista che, attraverso protocolli ben definiti, effettua terapie decongestionanti, terapie manuali di linfodrenaggio. Una volta che il paziente ha raggiunto le migliori condizioni si interviene nella fase di stabilizzazione; qui il ruolo del tecnico ortopedico diventa importante. Attraverso una presa misure si confeziona un tutore personalizzato che ha l’obiettivo di bloccare e mantenere l’arto nella condizione ottimale.
Sono terapie risolutive?
Il linfedema è un compagno di vita, una patologia cronica, tecnicamente non guarisce. In caso di linfedema primario la chirurgia può fare molto, ma un linfedema secondario è un compagno di vita, ma è comunque gestibile.
Ma impatta molto sulla normale vita del paziente?
Se gestito correttamente, da parte del professionista e del paziente, non ha un impatto invalidante e si può godere di un normale stile di vita.
Il tutore crea disagio a livello estetico?
Questo è un elemento che può creare del disagio, ma dipende dall’entità del linfedema. Il disagio è dover indossare un tutore elastocompressivo, ma superato questo ostacolo la qualità della vita non è certo inficiata.
Esattamente come si compone la terapia, come vengono studiati i tutori?
Dopo che il fisioterapista con massaggi, bendaggi e drenaggi riporta l’arto in una condizione migliore, il tecnico ortopedico incontra il paziente, prende le misure e prepara un tutore.
Precisiamo che è totalmente diverso da quello che noi pensiamo essere un tutore elastocompressivo. Quello che realizziamo è un tutore chiamato a trama piatta, nasce da una macchina che lo tesse come fosse un filato, si presenta come un foglio piatto. Questo viene chiuso e cucito su misura creando il manicotto, che, nel caso di un bracciale, viene poi indossato per contenere il linfedema all’arto superiore. Si chiama a trama piatta per la sua particolare lavorazione: ha la peculiarità di seguire anatomicamente il braccio. Non nascono con l’obiettivo di comprimere, ma di contenere. Per fare un semplice esempio: pensate a un palloncino elastico, se versassimo dentro acqua (e l’acqua sarebbe la linfa) il palloncino elastico continuerebbe ad allentarsi. Se la versassimo invece in un tubo rigido, l’acqua non troverebbe spazi per ulteriori versamenti, così il tutore a trama piatta contiene e stabilizza la condizione del braccio.
Quando noi realizziamo un tutore seguiamo delle precise linee guida che ci consentono un approccio univoco. Tecnicamente costruiamo tutori elastocompressivi in trama piatta di seconda classe di compressione, salvo altre indicazioni del medico.
Quindi sono progettati sul paziente?
Certamente, tutti i linfedemi sono diversi, così come la morfologia delle persone. Tutto viene fatto per la persona e sulla persona. Sono tutti Dispositivi Medici certificati da un ente RAL, con la garanzia che il tutore faccia esattamente quello per cui è stato costruito.
Il linfedema ha un esordio graduale o può essere improvviso?
No, non è improvviso. Il linfedema primario ha uno sviluppo: ci sono delle prime avvisaglie, l’arto comincia a ingrossarsi e una persona capisce, osservandosi, che piano piano ci sono dei mutamenti morfologici in corso. Nel caso del linfedema secondario sappiamo che certi trattamenti chirurgici o radioterapici possono causare questa patologia, per cui siamo preparati. Il linfedema ha 4 stadi, quando si iniziano queste terapie siamo allo stadio zero, sappiamo già che questo rischio è da tenere in considerazione e le equipe mediche che seguono paziente condividono questo rischio per creare consapevolezza.
La prognosi finale quale sarebbe? come il paziente può accettare certi inestetismi?
La prognosi o l’eventuale inestetismo è legato a quanto è stata traumatica la chirurgia. Ci sono soggetti che manifestano linfedemi più o meno importanti. Il linfedema è caratterizzato da 4 stadi e prima si interviene meglio è.
Tornando al tutore, può creare problemi con la bella stagione?
Sono tutti tutori sintetici, quindi un poco di calore lo creano; serve buona volontà, ma i benefici sono importanti.
E le temperature stagionali?
Sicuramente il caldo non fa bene al linfedema; il sole è un favorisce scottature ed eritemi, meglio mantenere sempre il tutore indossato.
Come si svolge il suo incontro con un paziente?
In Medical Farma accogliamo il paziente, prendiamo in carico le valutazioni dello specialista, capiamo che trattamenti ha già effettuato e in che punto del percorso terapeutico si trova, ma anche chiediamo informazioni sullo stile di vita e le aspettative della persona. Poi prendiamo una serie di misure che ci permetteranno di progettare un tutore veramente su misura. Sottolineiamo che i tutori da noi prodotti sono certificati, ne va della tutela e della salute del paziente. Suggeriamo sempre di verificare che il tecnico ortopedico al quale vi siete rivolti sia un professionista inscritto all’albo.
Una volta prese le misure si realizza il tutore, poi viene provato e verificato sul paziente. Contestualmente alla consegna segue la formazione all’uso. Il paziente deve sapere come utilizzarlo nel modo corretto, come lavarlo… prevediamo poi delle fasi di controllo programmate, per verificare che l tutore mantenga la sua efficacia e la sua funzionalità nel tempo.
Mi diceva che è una terapia multidisciplinare, c’è quindi interazione fra i professionisti sanitari?
Bisogna collaborare, certamente, questo garantisce il miglior risultato nell’interesse del paziente. Spesso non è facile, ma rispetto ad anni fa l’atteggiamento è cambiato.
Le misurazioni sono manuali o informatiche?
Oggi esistono sistemi avanzati di scansione, ma la sensibilità dell’operatore è fondamentale. Possono essere minime differenze che solo l’esperienza è in grado di cogliere e valutare, quindi, ad oggi, nonostante le tecnologie, preferiamo prendere le misure manualmente.
Si può prevenire il linfedema?
Rispetto ad altre patologie tecnicamente no. O sono dinamiche genetiche o sono derivate da interventi chirurgici.
C’è quindi una familiarità della patologia?
Si, il linfedema primario può essere genetico.